BENJAMIN ONWUACHI

Attaccante
Nato a Lagos (Nigeria) il 9 aprile 1984
Esordio in A: -

Gen. '02 REGGIANA C1 0 0
2002-03 REGGIANA C1 0 0
41 2003-04 JUVENTUS A
9 2004-05 SALERNITANA B 15 3
2005-06 STANDARD LIEGI A

(legenda)

“Continua così, non perdere la testa”, gli ripetevano in coro Del Piero e compagni al termine della classica amichevole di inizio stagione tra Juventus A e Juventus B a Villar Perosa. La notizia del giorno, quel pomeriggio sulla collina torinese, era il gol segnato a Buffon da Benjamin Onwuachi, 19enne attaccante nigeriano della Primavera bianconera, arrivato quest’estate dalla Reggiana. Non pare tipo incline a perdere la testa, Benjamin, nato a Lagos il 9 aprile 1984: ha un sorriso che apre il cuore, un fisico esile per essere un centravanti e una fede incrollabile. In mezzora di intervista cita “Dio” almeno una dozzina di volte. Tutto quello che è stato e sarà, il percorso che in pochi mesi lo ha portato da una squadra di serie D di Lagos agli allenamenti con la Juventus campione d’Italia, per il giovane nigeriano, cattolico praticante, è un disegno del Signore. “Il calcio è la mia strada, penso solo a questo”, dice il calciatore che anche a Torino sta mantenendo la strepitosa media realizzativa, inaugurata nella passata stagione con la Berretti della Reggiana: 40 reti decisive per lo scudetto della squadra giovanile emiliana (3 rifilate proprio alla Juve nei play-off, ben 4 nelle due semifinali col Treviso). In bianconero è partito allo stesso modo: 10 gol nelle prime 7 partite con la Primavera di Vincenzo Chiarenza. E anche una rete in prima squadra in amichevole contro il Chisola (Promozione). In quei 90’ Benjamin ha fatto coppia con Marcelo Zalayeta. Ormai si allena spesso agli ordini di Marcello Lippi. Gli brillano gli occhi quando parla di Del Piero e Trezeguet: “Loro sono come dei per il calcio, hanno fatto tanto negli ultimi anni”. Si trova bene con i “grandi”: “Quando entro nello spogliatoio, tutti mi dicono qualcosa. “E’ arrivato Benjamin ”, mi festeggiano”. E’ quasi un dovere coccolare questo talento che la Juve ha strappato ad altri club italiani, come Inter, Milan ed Empoli. Lui adesso è concentrato a tal punto sull’avventura bianconera che respinge anche le lusinghe delle nazionali giovanili del suo Paese: “Ogni tanto qualcuno mi chiama dalla Nigeria, ma adesso devo pensare solo a fare bene qui”.

E dire che, quando tirava i primi calci a Lagos, la sua squadra preferita in Italia era il Milan: “I miei idoli erano Van Basten, Maldini e Baresi”. Si ricorda perfino la partita d’addio dell’ex capitano rossonero. A quei tempi tutti lo chiamavano ancora Chukwukia che è il suo vero nome. Benjamin è solo il secondo, ma è diventato una comoda necessità per compagni e tecnici quando è arrivato in Italia. “All’inizio mi suonava strano, ma adesso mi sono abituato”. Chissà con quale nome sta diventando famoso in patria? Le sue prestazioni italiane hanno un’eco anche nella popolosa nazione africana. “E’ un casino, spesso mio papà e mia mamma vengono fermati per strada. “Ma voi siete i genitori del ragazzo che sta facendo tutti quei gol in Italia?”, chiede loro la gente. E mi hanno dedicato anche molti servizi su radio e giornali”, racconta Benjamin, che in famiglia ha 6 fratelli, 4 maschi e 2 femmine. Quando si pensa alla vicenda di Benjamin, viene immediato l’accostamento con Obafemi Martins. Ma non è solo un riflesso giornalistico: la storia del giovane bianconero è strettamente legata a quella del suo omologo interista. “Conosco Oba fin da quando eravamo bambini. Abbiamo giocato insieme nell’Under 14, ed è stato proprio lui a suggerire il mio nome alla scuola calcio di Lagos dove ho iniziato a giocare seriamente”. Si tratta della scuola dei fratelli Oliseh, finanziata dalla Reggiana che paga divise, attrezzature e allenatori alla ricerca di talenti in erba. “Grazie a Martins, ho fatto un provino e l’ho passato”. Poi nel gennaio 2002 il provino alla Reggiana che gli ha spalancato le porte del calcio italiano. Ma, in quel periodo, Martins aveva già lasciato la squadra emiliana ed era già a Milano con la pluri-vittoriosa Primavera nerazzurra di Corrado Verdelli.

Adesso, quando ha un giorno libero, Benjamin lo spende proprio a Milano per andare a trovare il suo grande amico: “Facciamo due passi in centro, intorno a Piazza Duomo, vediamo i negozi, compriamo qualcosa”. Difficile scorgere tristezza dietro la sua bianca risata, però si intuisce che gli manca qualcosa a Torino: la colonia nigeriana di Reggio Emilia. “C’erano 7 giocatori del mio Paese, qui invece passo quasi tutto il tempo libero in camera mia”. Non ha ancora tanti amici all’ombra della Mole: vive in un hotel, a due passi dal Comunale, utilizzato da pensionato per i giovani della Juve che non hanno ancora una casa. C’è grande affetto intorno a lui: basta vedere l’espressione dei dipendenti dell’albergo quando lo chiamano e lo salutano. E c’è grande speranza: il sogno è regalare alla Juve i gol che Oba Oba ha già confezionato per l’Inter. “Mi ricordo quando a Reggio ho visto il gol di Martins in Champions League contro il Milan. Ero insieme ai miei compagni nigeriani, mi veniva da piangere dalla commozione. “Non ci credo, è lo stesso Martins col quale parlo al telefono, che giocava insieme a me”, pensavo. Ma lui è Martins, io sono Benjamin”. Non vuole paragoni col suo amico: lui non fa capriole dopo i gol. Forse perché ha gambe più esili e meno esplosive. Gambe che però sono già state testate da marcatori molto più stagionati di lui. Prima di venire in Italia, aveva giocato già nella serie C e D in Nigeria: con la maglia dell’Ebedie affrontava ogni settimana calciatori di 26-27 anni. Anche per questo, quando si è trovato ad affrontare difensori della sua età, prima a Reggio e poi a Torino, ha iniziato a segnare in modo impressionante. “Da voi in campo c’è tanta tattica e poco spazio, però siamo 11 contro 11 e bisogna trovarselo per forza lo spazio”. La sua filosofia di gioco è semplice: non vuole nemmeno provare a elencare i suoi pregi e i suoi difetti calcistici: “Mi possono mancare i miei amici e i miei genitori, ma quando vado in campo, non ho mai paura. Faccio quello che mi sento. Il calcio è la mia strada”.

(Stefano Scacchi - Guerin Sportivo - 12 gennaio 2004)